4 Aprile 2019

Come creare un logo? Ecco alcuni consigli.

Iniziamo da una constatazione basilare: il logo è la componente fondamentale di qualsiasi brand. Ebbene sì, è proprio così. È, per certi versi, una verità assoluta da accettare incondizionatamente. Non siete convinti? Come darvi torto del resto. Facciamo così: prima di occuparci di capire come creare un logo, cerchiamo di capirne le sue funzioni.

L’obiettivo di un logotipo.

Il logo è l’elemento grafico attorno al quale ruota tutta l’identità dell’azienda. L’immagine coordinata di quest’ultima, e di conseguenza tutto il suo design, sarà incentrata proprio su quell’unico elemento costitutivo. Mica poco, no? Il motivo che rende un logo così importante è da ricercare nelle sue tre funzioni od obiettivi principali.
Identificazione.
Un logo è ciò che permette di individuare subito una società sul mercato ed è solitamente una delle prime cose che un potenziale cliente nota. Il logotipo, quindi, deve essere facilmente identificabile e riconoscibile, rimanendo immediatamente impresso nella mente del consumatore. Semplice, quindi, ma senza scadere nel banale o nello scontato.
Distinzione.
Al fine di risultare efficace, un logo deve essere unico ed originale. Esso deve distinguere un’azienda dalla concorrenza e offrire quel “quid “ in più che attiri il cliente, spingendolo a scegliere lei piuttosto che i competitor.
Comunicazione.
Dulcis in fundo, un logo deve comunicare un messaggio. Quest’ultimo può essere diretto o indiretto, ma è importante che sia positivo. Un logo mal concepito può trasmettere un messaggio sbagliato, poco professionale, ingannevole o non appropriato al contesto.
Certo, ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione. E capiamo che non sia facile. Serve un esempio che raffiguri graficamente quanto poc’anzi spiegato?
Vi accontentiamo subito. Lo riconoscete?
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È il logo della Federal Express. La FedEx Corporation è una società di trasporto specializzata in spedizioni espresse con servizi overnight di posta e plichi; in trasporti via terra; trasporti aerei e servizi logistici.
Si potrebbe dire che ci troviamo difronte a un “classico”; uno dei loghi meglio riusciti al mondo e premiato con oltre 40 riconoscimenti internazionali. La sua ingegnosità consiste soprattutto nell’uso del cosiddetto spazio negativo. Il logo di FedEx, infatti, nasconde al suo interno una freccia. È tra la ”E e la “x” e comunica velocità, direzione e precisione: tutte qualità che ci aspetteremmo proprio da una società di trasporti. Il riconoscimento di queste ultime da parte del consumatore, seppure inconsapevolmente, contribuisce a consolidare la reputazione dell’azienda e a dare valore alla sua brand identity.

Come dev’essere o cosa deve avere un logo efficace?

Compreso l’obiettivo di un logo, rimane da capire come fare per crearne uno efficace. E non uno qualsiasi, ma quello adatto alla nostra realtà o a quella del cliente che ha commissionato il lavoro.
È difficile stabilire dei principi generali, validi in qualsiasi contesto, e pertanto tutto ciò che possiamo consigliarvi deriva dalla nostra esperienza nel campo della comunicazione e della grafica pubblicitaria.
Partiamo subito quindi e bando alle ciance. Un logo per essere efficace ed essere ricordato facilmente deve rispettare alcuni principi fondamentali:

  • Semplicità, il che non vuole dire “banale”.
  • Al suo interno, anche se non necessariamente, deve integrare il nome della società.
  • Versatilità e adattabilità a qualsiasi supporto.
  • Efficacia, sia nella versione a colori sia nella versione in bianco e nero.
  • Scalabilità e integrità visiva, anche quando si usa a dimensioni molto ridotte.
  • Originalità.

Ecco alcuni esempi di loghi famosi. Rispettano tutti e quattro i principi poc’anzi elencati. Non è vero?

E nella pratica? Sette tappe fondamentali da seguire.

1. Conosci il tuo cliente.
Se la progettazione del logo vi viene affidata da un committente, il primo passo da fare è conoscere a fondo il cliente.
Difatti, uno degli aspetti fondamentali del processo creativo è il brief. Quest’ultimo è un documento contenente tutte le informazioni che delineano i risultati e gli obbiettivi da raggiungere tramite un determinato progetto. E per generarlo devi conoscere il tuo cliente, ponendogli ovviamente le giuste domande al fine di evitare fraintendimenti futuri.
Ecco alcune classiche domande da fare:
Il logo va progettato ex novo oppure va effettuato un rebranding di quello attuale? Se si tratta di un restyling, quali elementi devono essere cambiati e quali preservati?
Le motivazioni dietro al naming? Perché quel nome quindi e quale/i immagine/i evoca?
Qual è il target di riferimento?
Quali valori deve comunicare il logo?
Quali sono i competitor e come il cliente si differenzia da loro?
Infine, l’ultima domanda, quella tanto attesa: qual è il budget per questo progetto?
2. Carta e penna.
Una volta ottenuto il benestare a procedere bisogna mettersi al lavoro. E uno dei modi più efficaci per dare forma alla propria creatività, sempre seguendo le linee del brief, è munirsi di un foglio di carta e di una matita ben appuntita.
Non iniziate lavorando subito sul pc! Cominciate a fare qualche bozza su un foglio di carta. Non elaborate una sola variante, ma createne diverse varianti: vi aiuteranno a focalizzare il logo più efficace, quello che alla fine verrà presentato.
3. Ricerca e controllo.
Sebbene siate molto creativi, non è detto che il logo o il prototipo che avete in mente non sia già stato utilizzato. Per togliervi ogni dubbio ci sono diversi siti o enti che potete consultare:
UIBM – Ufficio Italiano Brevetti Marchi
WIPO – World Intellectual Property Organization (per i marchi internazionali)
Banca dati dell’Ufficio Europeo
Questi qui sopra riportati sono solo alcuni. Rivolgetevi, per maggiori informazioni, agli uffici “Brevetti, Marchi e Proprietà industriale”, presenti solitamente all’interno delle Camere di Commercio locali. Qui il link a quelli di Torino.
4. Digitalizzazione.
È arrivato il momento di sedersi davanti a un computer. E, questo punto, le vie sono due.
Scannerizzare il proprio bozzetto e poi “ricalcarlo”: non è certo un metodo professionale e consigliabile a un grafico professionista, ma chi di voi non lo è e preferisce fare le cose “home made” tale strada può essere una soluzione.
Lavorare direttamente al pc, utilizzando software di grafica vettoriale professionali.
Quest’ultima è la via che qualunque grafico o designer, professionista e professionale, dovrà seguire. Ci sono differenti programmi utilizzabili in questo campo specifico, ma ciò che noi consigliamo è Adobe Illustrator (scoprite qui le novità della versione 2019) Se non possedete Illustrator, potete scaricare la versione trial o acquistarlo direttamente a questo link.
5. La scelta del font.
La scelta del carattere tipografico o font gioca un ruolo fondamentale nella creazione di un logo, in quanto comunica al proprio pubblico l’identità di un business. Del resto, proprio sulle colonne di questo blog, abbiamo qualche settimana fa parlato delle correlazioni tra font e psicologia e, soprattutto, sulla base del progetto, dell’importanza del carattere tipografico utilizzato.
Alcuni loghi famosi infatti sono composti solamente da caratteri tipografici senza alcuna illustrazione o pittogramma.
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Su internet ci sono molti siti che offrono raccolte di font. Eccone alcuni:
Dafont
My Fonts
Fonts Shop
Fonts
Creative market
Font Squirrel
Un consiglio: così come per le immagini, fate sempre attenzione al tipo di licenza, in quanto non tutti offrono la licenza d’uso per l’impiego commerciale. I portali web che permettono di scaricare gratuitamente i font, spesso, ma non sempre, li raccolgono privi di riferimento alla licenza e ciò rende poco prudente il loro utilizzo.
Ovviamente, sta poi alla vostra creatività “giocare” con il carattere tipografico prescelto e personalizzarlo a dovere. Convertendo il carattere in contorno, sempre tramite Illustrator, potrete personalizzare il vostro logo in maniera efficace e con successo.
Spesso i migliori loghi hanno una sola caratteristica che aiuta a distinguerli. Ad esempio, modificando una sola lettera.
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O, ancora, sfruttando i simboli carattere: un apostrofo, un segno uguale, un puntino, un infinito, un omega, etc…
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Un’altra tecnica molto efficace potrebbe essere quella di sostituire una lettera con un’immagine o con un simbolo vettoriale.
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E tante altre possibilità sono a vostra disposizione: gli unici due limiti sono la vostra fantasia e le direttive del cliente, raccolte ricordiamolo nel brief iniziale.
6. La scelta del/i colore/i.
Esattamente come per i font, anche il tema della scelta cromatica è determinante.
A ogni colore corrisponde un’emozione, un sentimento e uno stato d’animo, pertanto non è possibile fare scelte azzardate o non consapevoli. Riprendendo in mano il nostro famoso brief, bisogna innanzitutto capire quale emozione e messaggio il cliente vuole trasmettere ai propri clienti.
Senza contare che, ogni settore merceologico, ha spesso e volentieri dei colori comuni di riferimento, adottati da molti player di quel mercato. È opportuno quindi differenziarsi dai competitor, attraverso scelte coraggiose e non usuali, o seguire la scia e conformarsi alle abitudini del mercato di riferimento? Risposta ardua, ma che può determinare il buon esito del vostro operato.
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image by harimag.it

7. Feedback.
The last, but not the least. Spesso la sola creatività non basta e perciò è necessario un feedback. Non parliamo, o meglio non solo, di quello che potrebbero darvi amici e colleghi, ma di veri e propri riscontri ottenuti attraverso un numero rilevante di interviste, effettuate su un campione rappresentativo. Rappresentativo ovviamente per il cliente e scelto sulla base del target di riferimento. Certo tale strada non sempre è percorribile e dipende dal committente, ma sappiate che è un aspetto rilevante, auspicabile laddove possibile.
Il logo risponde effettivamente agli obiettivi che ci si era proposti di raggiungere? Comunica realmente i valori, la vision, etc… che il cliente ha necessità di comunicare? A queste e a tante altre domande solo i consumatori, i fruitori finali del logo potranno rispondere, confermando così l’efficacia o meno della creatività o del progetto grafico.
Tali riscontri vi permetteranno di arrivare in fase di presentazione muniti di un’arma in più, grazie alla quale fornire al cliente degli elementi oggettivi attraverso cui valutare il vostro lavoro.

Siamo giunti alla fine. Come avete visto, tante sono le regole o le best practice da seguire quando si tratta di realizzare un logo. Spesso variano a seconda del cliente e del progetto. E non sono solo queste.
Non vogliamo certo spaventarvi o demoralizzarvi, ma la professionalità e la progettualità con cui si affronta tale tipologia di lavorazione è fondamentale.
Avete bisogno di aiuto o di una consulenza maggiore? Ci siamo qui noi, non vi preoccupate. Lasciateci i vostri recapiti qui di seguito e raccontateci le vostre esigenze: saremo lieti di aiutarvi, attraverso una consulenza specifica e un preventivo gratuito senza impegno. La CO2 è qui per questo!

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